oggi si è tenuto a Roma l'incontro "dai conflitti ambientali ad una nuova democrazia della terra" organizzato da "A SUD" ed al quale hanno partecipato alcuni dei personaggi più influenti del nuovo panorama latinoamericano. accanto al nostro Gianni Minà era presente Adolfo Perez Esquivel, premio nobel per la pace, Alex Zanotelli, padre comboniano da sempre al servizio degli umili prima in africa, a Korogocho, poi a Napoli, Medha Paktar, attivista indiana, Eugenio Rojas, sindaco aymara di una comunità boliviana.
entrare a contatto con personalità che hai sempre ammirato, delle quali hai letto libri ed articoli e che quotidianamente vedi come sprone per i propri obiettivi, è indescrivibile. quando poi ti si para davanti il PREMIO NOBEL PER LA PACE, beh personalmente mi si è ghiacciato il sangue e non sono riuscito a dire nulla, è qualcosa di troppo grande, soprattutto considerando dopo quali atroci sofferenze ha trovato il coraggio di alzare nuovamente la voce. lo seguivo timidamente sedendomi due posti dopo il suo e cercando di rubare ogni parola, ogni pensiero che riversava nel registratore del giornalista che lo stava intervistando, osservandone le espressioni del volto e come queste cambiavano tragicamente nel momento in cui ricordava i fatti drammatici della sua argentina. le parole sono poi quelle che rendono un uomo tale, soprattutto sapendo che non sono state pronunciate al vento ma che hanno avuto un importante seguito, e qui ora cerco di riassumerne i concetti base partendo da una storiella.
il cuoco di un ristorante riunisce tutti gli animali in cucina, polli, pecore, mucche, capre, e chiede loro di scegliere il condimento col quale volevano essere cotte. al che il capretto rispose che aveva bisogno di riunirsi con i suoi compagni per decidere quale sarebbe stata la salsa per condire il cuoco. ok non sono molto bravo con le barzellette comunque il senso è che ognuno deve avere la capacità, la forza di resistere per combattere la realtà. il concetto in cui si è maggiormente soffermato è quello di liberare la parola al fine di liberare il pensiero perchè non si ha parola senza pensiero ne pensiero senza parola.
inoltre ha introdotto il concetto di sviluppo ricordando come in molti idiomi indigeni questa parola non esiste ed il termine che più l'avvicina è equilibrio, sia con gli uomini che con la natura, e dal momento in cui si perde l'equilibrio si ha la violenza quindi il problema è come tornarvi. si deve resistere e cambiare la situazione, smettere di essere spettatori e diventare protagonisti della nostra vita, della nostra storia, si deve costruire un nuovo ordine globale perchè siamo precipitati nel disordine.
infine ha ricordato un pensiero di J. de Castro, uno degli artefici della FAO, secondo cui ci sono quelli che non dormono perchè hanno fame e quelli che non dormono perchè hanno paura di quelli che hanno fame. si devono superare i concetti legati al suffisso bio-, soprattutto se legato a parole come carburante o diversità, per invece condividere due più grandi necessità, il pane e la libertà. il pane che alimenta il corpo e la libertà che ci permette di amare, se non saremo capaci di amare saremo schiavi di noi stessi.
la conclusione del suo discorso è stato quanto di più semplice ma allo stesso tempo di infinitamente potente potesse dire: "come diciamo in America Latina, HASTA LA VICTORIA SIEMPRE".
tra gli altri interventi che desidero riportare, oltre ovviamente ricordare Alex Zanotelli del quale vorrei presto scrivere qualcosa per quello che fa e soprattutto come e contro chi va a porsi per farlo.
nel merito della giornata di oggi importante è stato il discorso di Eugenio Rojas, indio Aymara, come Evo, sindaco della comunità andina di Achacachi, gemellata con Roma, soprattutto nel momento in cui ha descritto il proprio popolo, gli aymara, e le tradizioni che tutt'oggi sono vive e lo reggono. la lotta che in Bolivia si sta portando avanti in questi ultimi due anni ma che affonda le sue radici nel tempo, circa la Terra e l'Acqua, ha una importante base nella cultura indigena, nel suo rapporto con la natura, infatti il VIVERE BENE di Evo altro non è se non il vivere in armonia con la natura. mentre da noi i momenti di gioia sono esternati baciandoci, in Bolivia si bacia la terra, letteralmente, nel momento in cui offre un buon raccolto per ringraziarla e dopo un anno di secca per auspicare clemenza.
essendo responsabile di una comunità ha descritto come queste vengono gestite ed il metodo è quello della comunione, o meglio del comunismo, andando a donare ogni prodotto alla comunità che poi si farà carico di redistribuirli in maniera direttamente proporzionale al bisogno.
dopo un giorno come questo non si può far altro che sentirsi legati sempre più alla Terra e quindi lottare per difenderla perché, come recita il titolo dell'incontro, si possa arrivare ad una nuova democrazia della Terra.
entrare a contatto con personalità che hai sempre ammirato, delle quali hai letto libri ed articoli e che quotidianamente vedi come sprone per i propri obiettivi, è indescrivibile. quando poi ti si para davanti il PREMIO NOBEL PER LA PACE, beh personalmente mi si è ghiacciato il sangue e non sono riuscito a dire nulla, è qualcosa di troppo grande, soprattutto considerando dopo quali atroci sofferenze ha trovato il coraggio di alzare nuovamente la voce. lo seguivo timidamente sedendomi due posti dopo il suo e cercando di rubare ogni parola, ogni pensiero che riversava nel registratore del giornalista che lo stava intervistando, osservandone le espressioni del volto e come queste cambiavano tragicamente nel momento in cui ricordava i fatti drammatici della sua argentina. le parole sono poi quelle che rendono un uomo tale, soprattutto sapendo che non sono state pronunciate al vento ma che hanno avuto un importante seguito, e qui ora cerco di riassumerne i concetti base partendo da una storiella.
il cuoco di un ristorante riunisce tutti gli animali in cucina, polli, pecore, mucche, capre, e chiede loro di scegliere il condimento col quale volevano essere cotte. al che il capretto rispose che aveva bisogno di riunirsi con i suoi compagni per decidere quale sarebbe stata la salsa per condire il cuoco. ok non sono molto bravo con le barzellette comunque il senso è che ognuno deve avere la capacità, la forza di resistere per combattere la realtà. il concetto in cui si è maggiormente soffermato è quello di liberare la parola al fine di liberare il pensiero perchè non si ha parola senza pensiero ne pensiero senza parola.
inoltre ha introdotto il concetto di sviluppo ricordando come in molti idiomi indigeni questa parola non esiste ed il termine che più l'avvicina è equilibrio, sia con gli uomini che con la natura, e dal momento in cui si perde l'equilibrio si ha la violenza quindi il problema è come tornarvi. si deve resistere e cambiare la situazione, smettere di essere spettatori e diventare protagonisti della nostra vita, della nostra storia, si deve costruire un nuovo ordine globale perchè siamo precipitati nel disordine.
infine ha ricordato un pensiero di J. de Castro, uno degli artefici della FAO, secondo cui ci sono quelli che non dormono perchè hanno fame e quelli che non dormono perchè hanno paura di quelli che hanno fame. si devono superare i concetti legati al suffisso bio-, soprattutto se legato a parole come carburante o diversità, per invece condividere due più grandi necessità, il pane e la libertà. il pane che alimenta il corpo e la libertà che ci permette di amare, se non saremo capaci di amare saremo schiavi di noi stessi.
la conclusione del suo discorso è stato quanto di più semplice ma allo stesso tempo di infinitamente potente potesse dire: "come diciamo in America Latina, HASTA LA VICTORIA SIEMPRE".
tra gli altri interventi che desidero riportare, oltre ovviamente ricordare Alex Zanotelli del quale vorrei presto scrivere qualcosa per quello che fa e soprattutto come e contro chi va a porsi per farlo.
nel merito della giornata di oggi importante è stato il discorso di Eugenio Rojas, indio Aymara, come Evo, sindaco della comunità andina di Achacachi, gemellata con Roma, soprattutto nel momento in cui ha descritto il proprio popolo, gli aymara, e le tradizioni che tutt'oggi sono vive e lo reggono. la lotta che in Bolivia si sta portando avanti in questi ultimi due anni ma che affonda le sue radici nel tempo, circa la Terra e l'Acqua, ha una importante base nella cultura indigena, nel suo rapporto con la natura, infatti il VIVERE BENE di Evo altro non è se non il vivere in armonia con la natura. mentre da noi i momenti di gioia sono esternati baciandoci, in Bolivia si bacia la terra, letteralmente, nel momento in cui offre un buon raccolto per ringraziarla e dopo un anno di secca per auspicare clemenza.
essendo responsabile di una comunità ha descritto come queste vengono gestite ed il metodo è quello della comunione, o meglio del comunismo, andando a donare ogni prodotto alla comunità che poi si farà carico di redistribuirli in maniera direttamente proporzionale al bisogno.
dopo un giorno come questo non si può far altro che sentirsi legati sempre più alla Terra e quindi lottare per difenderla perché, come recita il titolo dell'incontro, si possa arrivare ad una nuova democrazia della Terra.
4 commenti:
Grazie del resoconto, spero di fare altrettanto per Rimini.
Ah, un chiarimento: Antonio è di Verosudamerica, io sono Alessandro!!
...barzelletta a parte...mi fa molto piacere scoprire questa tua sensibilità...
scusa alessandro, dal profilo non ho trovato il nome e credevo che l´ant di anticap stesse per antonio! aspetto il tuo resoconto per evo sperando di poter ricambiare quando viene a roma
per ALESSANDRA come vedi sono pieno di novita´
...riesco ad immaginare quanto tu possa esserti emozionato!!
HLVS
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