Mentre continua la difficile trattativa tra il governo e le organizzazioni agropecuarie, lo sciopero dei grandi produttori sembra continuare ad oltranza. i grandi latifondisti hanno innalzato un muro contro le proposte della presidenta Kirchner e non sembrano disposti a trattare, NO è la risposta a qualunque iniziativa che vada a modificare lo status quo. la riforma non s'ha da fare!
Nonostante l'atteggiamento ostruzionista che i padroni della Pampa stanno adottando, il governo ha avanzato importanti proposte per favorire i piccoli e medi produttori che stanno vedendo le loro colture soffocate dalla soia, ormai divenuto il prodotto di punta dell'agricoltura argentina, soppiantando il grano e provocando la conseguente lievitazione dei prezzi dei farinacei.
Ieri Plaza de Mayo ha assistito ad una grande manifestazione popolare in favore delle politiche sociali adottate dalla presidenta. Cristina si è presentata davanti alle svariate migliaia di persone (tutti piqueteros al soldo dei boss Kirchner?) giunte a Buenos Aires, con un discorso forte, come da suo costume. se il governo è sotto attacco da parte dell'aristocrazia latifondista, da parte di coloro che si reputano vittime di una vendetta fiscale, è perché "si è scelta la via a favore del popolo, dei diritti umani e di una società più giusta ed egualitaria". l'attacco che scaglia contro gli scioperi delle società rurali è mirato contro la superbia di coloro che si ritengono difensori dei diritti dei cittadini ed allo stesso tempo bloccano le strade impedendo il transito di alimenti e merci, "si può pretendere di rappresentare il popolo ed allo stesso tempo essere orgogliosi dello sciopero che lo sta affamando?"
Infine, dopo aver ricevuto il pañuelo, il fazzoletto bianco delle Madri di Plaza de Mayo, da Hebe de Bonafini (presidentessa di Madres), ha ricordato come il 24 febbraio 1976, un mese prima del golpe militare, fu proclamato un analogo sciopero delle organizzazioni padronali rurali. "In questi giorni aleggia l'ombra di un passato che sembra voler tornare".
Sono giorni difficili non solo per il governo, ma per tutto il popolo argentino che si vede affamto da uno sciopero ridicolo e che scorge dietro l'angolo gli oscuri riverberi di un passato che non deve tornare
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