Nei giorni scorsi l'ambasciatore statunitense in Bolivia, Philip Goldberg, è stato dichiarato dal governo boliviano come persona non grata a seguito delle posizioni prese dallo stesso, persona dal passato quanto mai ambiguo, in merito al drammatico scontro che sta portando il paese sull'orlo di una grave crisi di democrazia. le violenze che si susseguono nelle regioni della "mezza luna" hanno un marchio chiaro, sono fomentate da chi ha deciso di deporre Evo e di tornare a dettar legge in Bolivia.
Come poteva reagire a questa presa di posizione la più grande democrazia? ovviamente espellendo dal paese l'ambasciatore boliviano, e come altrimenti?!? applicando questa misura, che certamente è prevista dalla Convenzione di Vienna, come recita il portavoce del dipartimento esteri statunitense, gli Stati Uniti mostrano come sia facile fare la parte delle vittime. ci sono però fatti incontrovertibili che incastrano l'ambasciatore Goldberg alle sue responsabilità. come riporta Bolpress, ma sono notizie ormai note, "il diplomatico a stelle e striscie soleva riunirsi con autorità del Poder Judicial accusate di corruzione ed è stato visto a Santa Cruz accompagnare amabilmente un noto criminale colombiano ora residente nel carcere di Palmasola".
Le violenze in Bolivia continuano e si fanno sempre più efferate, ieri sono state proclamate 24 ore di lutto nazionale per la strage di Pando dove otto persone, quasi tutte campesinos, sono state massacrate da sicari al soldo della prefettura, di quella prefettura che, assieme alle sue consorelle, si dichiara vera portatrice di ordine e democrazia in un paese allo sbaraglio..
La pazienza ha un limite, ha affermato Evo, ed a questo punto come dargli torto?
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