novembre 11, 2007

BOLIVIA: VERSO UNA NUOVA DEMOCRAZIA


Da 25 anni la Bolivia è uscita dal buio periodo della dittatura ed è stato finalmente riconsegnato il paese alla democrazia ed alla giustizia, ma qual'è il significato della parola democrazia?

non è solo la possibilità di poter votare ogni cinque anni e quindi di veder riconosciuti i diritti politici del cittadino, ma soprattutto la possibilità di veder riconosciute e rispettate le necessità di ognuno. cosa è stato fatto in 25 anni di democrazia? si è ampliato il divario tra los de arriba y los de abajo.

Poco importa al popolo della democrazia se questa si sviluppa solo nella forma elettorale e non come rivendicazione piena dei diritti economici e sociali, "un essere umano può sentirsi tale quando è libero, ed è libero e percepisce la libertà solo quando gli sono assicurate le necessità vitali di sopravvivenza".

All'inizio di questa settimana a Santa Cruz si è tenuta una grande manifestazione ma non del tipo che siamo ormai abituati a vedere, con slogan separatisti ed offese gratuite verso Evo. esiste un'altra Santa Cruz ben più grande di quella en bonaza, di quella dei latifondisti e degli industriali, è la Santa Cruz povera, emarginata, che ha preso coraggio ed ha sfidato i grandi poteri regionali per marciare compatta e gridare a gran voce i propri slogan. chiedono equità, chiedono che dalla democrazia elettorale si passi alla democrazia economica che prevede la distribuzione verso tutti dei guadagni dovuti alla ricchezza della terra boliviana. chiedono che venga distribuita dal basso l'imposta sugli idrocarburi (IDH) e soprattutto che nessuno tocchi le Renta Dignidad, il nuovo sistema previdenziale introdotto da Evo e che assicura la pensione a TUTTI gli anziani boliviani.

Ovviamente di queste manifestazioni popolari non se ne ha notizia, di Santa Cruz si conosce solo l'arrogante lotta di chi vede con paura la politica sociale di Evo, di chi teme che gli vengano sottratti denaro e potere. quando il popolo abbatte gli steccati della paura, si riversa in piazza e grida il proprio dolore l'unica soluzione è quella di censurare, non si fanno vedere quindi non esistono e si sa che occhio non vede..


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto, complimenti per il blog, domani ti metto fra i blog amici da me!
Adesso è tardissimoooo. Buona notte e ciao.
Passerò spesso a leggerti.
P.S. Le posti le notizie su OK?
Annalisa Melandri

Unknown ha detto...

Interessante, non avevo approfondito la questione della marcia a Santa Cruz. Mi sembra molto significativa!

Roberto ha detto...

Grazie Annalisa, ovviamente ricambio i complimenti, sono un fervente appassionato delle discussioni nel tuo blog. le notizie le posto su ok ma non sono capace,che vergogna, di inserire il link nel blog. a proposito chi volesse aiutarmi..

ciao anticap. in effetti esiste una santa cruz diversa da quella che ci propinano

Anonimo ha detto...

"La fede nel proprio potere di investire il mondo di significato (la volontà di credere) e nell'adeguatezza della propria conoscenza per ragionare e influire sull'esperienza personale sono tratti essenziali di ogni identità personale" (Hoyt Alverson)...Credere nella possibilità concreta di operare trasformazioni nella società porta le persone ad organizzarsi per manifestare insieme che un'ideologia alternativa è possibile!

Camminare domandando ha detto...

Roberto, hai fatto benissimo a postare questa notizia "controccorente"...solo due riflessioni però che il tuo post mi suscita:

- innanzitutto secondo me si parla ben poco anche dell'altra Santa Cruz (e dell'altra Bolivia), quella oligarchica e razzista che vuole difendere i propri privilegi e chiede la secessione. Forse se lo si facesse l'informazione sulla Bolivia sarebbe meno folclorica e eviterebbe di parlarci di Evo Morales solo se fa scambio di maglie con Totti e, magari, ci racconterebbe anche della costante minaccia di destabilizzazione che lo stato andino corre a causa della cricca di Marinkovic & soci...

- non voglio essere pessimista, ma ho impressione che purtroppo il sostegno di cui gode Morales a Santa Cruz (che pure esiste) sia poco cosa o comunque non sia sufficiente. Recentemente ho passato un po' di tempo a Santa Cruz ed ho potuto constatare con i miei occhi come la retorica del "noi produciamo la maggiorparte della ricchezza del paese e gli indios si rubano tuttio abbia fatto grandissima presa anche su la maggiorparte delle classi più basse. E' brutto da dire, ma Santa Cruz sta davvero a La Paz, come Miami sta all'Avana - e non solo per via delle squadracce dell'Union Juvenil crucenista...

Roberto ha detto...

grazie francesco, effettivamente condivido entrambe le tue riflessioni con un solo distinguo. tu sei stato in bolivia ed hai potuto constatare di persona la situazione ma ti assicuro che la controinformazione è forte e si fa sentire anche qui da noi. lo si evince da come viene montato il caso della secessione, da come viene trattato Evo in ogni apparizione sui vari media nostrani, a cominciare dal pessimo Omero Ciai di La Repubblica. questo ha un unico risvolto, si evidenzia il carattere folkloristico, come tu dici lo scambio di magliette con Totti, ma non si parla della conferenza che ha tenuto a Roma, io c'ero e ti assicuro che non c'era una sola rete nazionale. internet è la nostra sola risorsa per capire e condividere la lotta che stanno portando avanti in Bolivia, ovviamente la strada si fa sempre più dura perchè l'opposizione, dopo un primo sbandamneto, si sta rinsaldando ed è più agguerrita che mai. tifiamo per Evo ma soprattutto per la dignità del popolo boliviano