novembre 04, 2007

TUPAC KATARI Y LOS "PONCHOS ROJOS"


Julian Apaza, meglio conosciuto come Tupac Katari, è stato il leader della più importante rivolta indigena della Bolivia guidando un esercito di 40.000 persone contro le autorità coloniali. di etnia Aymara, prende il nome da due eroici rivoluzionari contemporanei, Tupac Amaru e Tomas Katari, e tiene sotto scacco La Paz per più di 150 giorni prima di cadere prigioniero. subirà la stessa sorte di Tupac Amaru II, torturato e ucciso per squartamento, il suo corpo venne diviso in quattro parti. morirà assieme alla sua compagna, anch'essa eroica rivoluzionaria, Bartolina Sisa, e nel momento di morire pronuncierà la profetica frase "Tornerò e saremo milioni"..


il XXI secolo è iniziato con importaanti lotte che ricalcano le rivendicazioni di Tupac Katari. le varie comunità campesine hanno compreso che la loro unione sta alla base della vittoria, sia nelle città che nell'altiplano, ed è stata stipulata la Dichiarazione di Achacachi nella quale vi è il pieno consenso delle principali comunità e che mette in luce due punti fondamentali:


I la rinascita del potere indigeno e delle nazioni originarie in contrapposizione al potere politico, economico e sociale del colonialismo
II ad ogni azione commessa contro i cittadini da parte del governo si risponderà con l'insurrezione armata delle nazioni originarie


il recupero del potere fondato sull' Ayni e la costruzione di un nuovo stato, lo stato del Kollasuyu, sono alla bese delle odierne rivendicazioni indigene. l'Ayni è il principio di reciprocità, non è un semplice scambio ma un ricevere e dare e più si impara a ricevere più si è in grado di dare in maniera maggiore. questo principio regola tutti gli aspetti della vita, dal lavoro comunitario alle relazioni sociali. il Kollasuyu è il più grande suyu (provincia) dell'originario impero inca, il Tawantisuyu, che si estendeva da Cuzco al Cile centrale


per quanto riguarda l'insurrezione armata, non si è mai arrivata ad una crisi irreversibile ma dal 2000 al 2005 si sono succeduti una serie di scontri tra manifestanti e polizia bagnati dal sangue di innocenti. da ricordare sono i fatti di Sorata e Warisata del 2003 nel corso delle imponenti mobilitazioni popolari per evitare che lo stato svendesse il gas a USA e Messico e per ottenere il rispetto degli accordi firmati tra associazioni campesine e governo. a seguito di questi eventi è stata dichiarata, ad Achacachi, la guerra civile e a El Alto el "estado de sitio", dichiarazioni che mostrano come sia sviluppato e sia ormai radicato un forte sentimento di autonomia ed autogoverno indigeno di fronte al malessere sociale provocato dal modello neoliberista che favorisce politiche di discriminazione e dominazione etnica.



l'espressione mitica di queste lotte sono los "Ponchos Rojos". quando l'Ayllu, il sistema organizzativo che regola le comunità, è minacciato, i campesinos si preparano alla lotta indossando il più Sacro tra gli indumenti, il Poncio Rosso. queste "milizie" hanno preso parte alle più recenti insurrezioni popolari, come quelle ricordate del 2003, ma sono state presenti anche all'interno dell'"Esercito Guerrigliero Tupac Katari", come ricorda il vice presidente della Bolivia, Garcia Liniera, appartenente al movimento catarista. ma è realmente prossima la Bolivia ad una guerra civile o la Dichiarazione di Achacaci e los Ponchos Rojos sono solo espressioni folcloristiche di un passato impero Inca? leggendo dati che si possono osservare su organi di stampa internazionali risulta ormai evidente lo scontro tra oriente e occidente, tra le province di Santa Cruz, sede del potere economico e culla dei vari golpe boliviani, e l'altiplano, con la richiesta di secessione. se in Italia un partito politico come la Lega chiede la secessione della "padania" e parla quotidianamente di Roma ladrona viene considerato incostituzionale, perchè i secessionisti boliviani, i cui dollari sono macchiati del sangue campesino, devono essere considerati stranui difensori della democrazia minata dalla politica "comunista" e "terrorista" di Evo?


riporto per ultima una dichiarazione dei Ponchos Rojos in appoggio al presidente:
"siamo preparati per difendere questo tempo di cambiamenti. siamo in appoggio ad Evo, al suo fianco, pronti per qualsiasi eventualità di conflitti che sorgano e che attentino al movimento indigeno. stiamo parlando della lotta regionale con l'oriente"


sicuramente c'è chi li etichetterà come terroristi, assassini, barbari con mauser e passamontagna, ma se non si comprende come il "tempo di cambiamento" sia minato all'interno dello stato boliviano e di come attentati terroristici siano fatti passare sottobanco da una informazione asservita, non si comprenderà la realta boliviana. con questo non voglio giustificare la violenza, da condannare in qualsiasi caso, ma esprimere solidarietà a chi si batte per un altro mondo possibile

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