Stasera a Palacio Quemado si terrà il tanto atteso incontro tra il presidente Evo Morales ed i prefetti della "mezza luna". dopo mesi di tensione, di scontri e purtroppo di morti si sta cercando di passare dalla violenza e dallo squadrismo fascista, di cui fin'ora la destra crucena si è macchiata, al dialogo. significative sono le stesse parole di Evo il quale auspica che "prevalga la ragione e non i capricci, che ad imperare non siano gli interessi di persone o di gruppi oligarchici, ma del paese intero".
Dall'inizio degli scontri Evo e Garcia Liniera avevano più volte invitato i governatori delle province orientali al dialogo ma questi avevano preferito incontrare "Goni" a Miami piuttosto che Morales a La Paz. ora il momento della svolta è arrivato ma non è il MAS o il governo a chiederlo, sono le boliviane ed i boliviani ad invocarlo a gran voce, una voce troppo spesso rotta dal pianto e dalla disperazione. è la Bolivia che necessita di ritrovare se stessa, di stringersi attorno ad un progetto, di perseguire nella via maestra delle riforme.
Il grido che viene dal basso deve però essere recepito stasera, deve varcare la soglia del palazzo ed arrivare al cuore di ognuno dei principi del foro boliviano affinché ricordino che stanno li per obbedire, come direbbero gli zapatisti del Chapas, per comandare obbedendo al popolo.
Stasera però Evo può presentarsi all'incontro con un asso nella manica: i dati forniti dal ministro per gli Idrocarburi Carlos Villegas, secondo i quali i guadagni ottenuti dallo stato a seguito della nazionalizzazione degli idrocarburi hanno toccato la cifra record di 1.266 mln di dollari e parte di questi, circa 180 mln, saranno investiti per attività di ricerca, di potenziamento del servizio di distribuzione nazionale e, soprattutto, di industrializzazione in modo tale che la Bolivia si trasformi in paese esportatore di un prodotto finito e non solo di materie prime. Evo ha giustificato la nazionalizzazione affermando che mentre in la California era illuminata dal gas boliviano, nell'altiplano le famiglie campesine cucinavano le patate usando sterco di vacca, ora i fatti gli danno ragione con l'investimento di cifre enormi a favore di quegli stessi contadini.
Accordo o rottura? domani sapremo se a prevalere saranno gli interessi del popolo boliviano o il conto svizzero dei signori di Santa Cruz
3 commenti:
io, boliviano di cuore (ho sposato una ragazza boliviana-impareggiabile), spero che sia la volta buona, che finalmente si riesca a dare la dignità che meritano tutti i cittadini, in particolare quelli "normali"
Posso puntare sulla rottura?
I prefetti (ed Evo Morales dall'altra parte) non potranno mai accettare un accordo che ridiscuta:
a) l'articolo 398 della costituzione, quello che limita l'accumulazione delle terre oltre i (5000 o 10000 lo deciderà il referendum)ettari di terra. Vi pare che un personaggio come Branko Marinkovic,il leader del Comite civico di Santa Cruz, magnate della soia accusato di appropriazione indebita di 27 000 ettari di terre degli indios guarayo, potrebbe accettare una cosa del genere?
b) la legge sugli idrocarburi (IDH) uscita dal referendum del 2005 che sta alla base della Renta Dignidad. Anche qui vi pare che l'oligarchia di Santa Cruz potrebbe accettare di non cavare più un soldo da tutti i giacimenti di gas situati sul suo e sul terriotorio di Tarija (e con essa la Petrobras che la sostiene)?
Secondo me questo dialogo non approderà a nulla di concreto - e forse meglio così, perche in caso contrario vorrebbe dire che il Mas ed Evo Morales hanno ceduto all'arroganza dell'oligarchia crucena.
socrate,la speranza che si arrivi ad un accordo è enorme così come sono enormi le distanze tra le due parti. come fa puntualmente notare Francesco ci sono due punti fondamentali,ed io aggiungerei anche le pretese autonomiste dei dipartimenti orientali,che rendono difficile il dialogo.a questo punto il referendum confermativo sarà l'ago della bilancia,non oso immaginare altre pericolose strade considerando gli atteggiamenti squadristi manifestati della destra
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