febbraio 29, 2008

BOLIVIA, LA PAROLA AL POPOLO

Finalmente il referendum.
Oggi Evo ha promulgato tre importanti leggi, la 3835, la 3836 e la 3837. questi che sembrano freddi numeri sottendono un passo fondamentale che la Bolivia si appresta a compiere, dovendo pronunciarsi in merito all'approvazione della nuova Costituzione ed alla riduzione del latifondo da 10 mila ettari a 5 mila. la legge 3837 indica definitivamente come illegale il referendum dipartimentale autonomista indetto dai prefetti della "mezza luna".
La Carta Magna approvata lo scorso dicembre ad Oruro in un clima tesissimo, da guerre civile, ed in particolare l'articolo 398 che prevede il dimezzamento del latifondo, sono le questioni che stanno a capo dello scontro tra il governo e l'oligarchiaca opposizione. la salvaguardia degli interessi dei grandi possidenti orientali è il nocciolo dell'intera disputa, l'eventuale approvazione della Costituzione segnerebbe l'abbattimento del latifondo e quindi il loro fallimento. proprio per scongiurare l'equità sociale, verso cui questa norma conduce, il Comitè Civico dell'ormai noto Branko Marinkovic ha scatenato una guerra mediatica e non solo contro il presidente Morales prima sabotando i lavori della costituente poi provocando scontri e purtroppo morti grazie agli "studenti" dell'Union Juvenil.
Autonimia è la parola d'ordine dell'opposizione, dividere la Bolivia in uno stato che lavora, che produce, che crea ricchezza, ed uno stato parassita, ignorante, quasi umano. l'invocazione all'autonomia risuona nelle fertili valli di Santa Cruz e tinge di bianco e verde i balconi delle città. per raggiungere finalmente la tanto auspicata secessione è stato indetto un referendum dipartimentale, fissato per il 4 maggio.
Questa data vedrà i boliviani andare alle urne ma non per spaccare la nazione bensì per unirla. la terza legge approvata nella giornata di oggi rimarca il fatto che il Congresso della Nazione è l'unica assemblea in grado di proclamare qualsiasi referendum in materia di statuti autonomisti, l'unica.

La Bolivia il 4 maggio voterà, que viva Bolivia!

4 commenti:

Unknown ha detto...

Ottimo post!
Però, toglimi una curiosità...sei sicuro che il PD di Veltroni c'entri qualcosa con le aspirazioni di cambiamento che sosteniamo in America Latina?

Roberto ha detto...

ciao anticap,sostengo il PD e ritengo importante l'attività già intrapresa dal governo prodi e che continuerà,almeno mi auguro,con veltroni, di apertura dell'italia verso l'america latina.non dimentichiamo che noi avevamo completamente tagliato tutti i legami con il sub continente nonostante ci leghi un profondo vincolo di "sangue".

Camminare domandando ha detto...

Anch'io ho sostanzialmente sostenuto il governo Prodi, pur con tutti i suoi limiti e i suoi problemi legati - soprattutto - all'assenza di una vera maggioranza in Parlamento...ma il Pd non è esattamente la continuazione del governo Prodi, anzi...Il governo Prodi aveva, che piacesse o meno (e soprattutto che venisse rispettato o meno) un programma preciso e articolato che prevedeva tra le tante cose il superamento della legge 30. Ed è proprio per quello - per fare un esempio lampante - che non aveva tra le sue fle personaggi come Calearo, Colannino o Ichino, che ora nella migliore dei ipotesi tollereranno solo un po' più di ammortizzatori sociali, ma certo non lo smantellamento della precarietà come architettura del mercato del lavoro attuale.

Quanto all'apertura all'America Latina...Io credo che D'Alema sia stato un validissimo ministro degli esteri e che la nostra politica estera negli ultimi due anni sia stata più che positiva. Ma tuttavia non mi sembra che il rapporto con l'America Latina sia stato il suo fiore all'occhiello. Anzi. La Farnesina ha riallacciato i rapporti con governi discutibili come quello cileno e peruviano, moderato l'ostilità contro quello venezuelano, ma pressochè lasciato aperti il nodo dei rapporti con un gigante come l'Argentina. Senza contare poi che tra il viaggio di D'Alema prima e quello di Bertinotti poi è parso che il governo avesse due linee contrapposte. La prioma quella di D'Alema quantomeno ambigua (cioè decisa a giocare sui due diversi tavoli dei paesi integrazionisti e dei paesi in area Alca), la seconda quella di Bertinotti vicina ai paesi progressisti e dell'Alba.
Infine non va dimenticata neppure la questione della Telecom in Bolivia, sulla quale l'attegiamento del nostro ex-governo non è stato limpidissimo.

Chiedo scusa se mi sono dilungato un po' e/o se sono uscito fuori tema.

Roberto ha detto...

francesco,la tua analisi � corretta ma non sono pienamente daccordo per quanto riguarda la divergenza del PD col governo prodi,suo asse portante.le aperture al mondo del lavoro sono state portate avanti dal pd ed osteggiate dalla "sinistra radicale" che scendeva in piazza.� vero che quando si leggono i nomi di colaninno,calearo e soci un po di sgomento c'� ma credo che l'unione tra mondo operaio e imprenditoriale sia fondamentale,basta con le spaccature che hanno portato l'italia a stagnare nella mediocrit�.

ovviamente i legami con l'america latina sono commerciali,come qualsiasi rapporto diplomatico tra due paesi,ovviamente se da una parte il rapporto tra venezuela e bolivia � incentrato sulla "solidariet� bolivariana",quello venezuela italia non pu� esserlo.infine D'Alema ha dimostrato di sapersi schierare,anche in situazioni difficili come in palestina