Rafael Correa.
Ai più questo nome non dice nulla, può essere il nome di una innevata cima andina o di una trafficata arteria metropolitana. il compagno Correa dal 26 novembre 2006 è presidente dell'Ecuador, una nazione troppo spesso dimenticata, e chi scrive per primo si batte il petto in un mea culpa.
Ormai per essere notati dai media mainstream si deve apparire, non più essere, così attira la curiosità della cronaca l'indio Evo Morales, il "funambolico" Hugo Chàvez ed il fascista Uribe. in Ecuador si stanno invece portando avanti importanti riforme, sia economiche che sociali, atte a stravolgere radicalmente il vecchio sistema neocoloniale per impiantare i pilastri fondamentali del tanto temuto Socialismo del XXI secolo, libertà, uguaglianza e fratellanza.
Il presidente Correa sta tirando fuori dal medio evo andino il suo paese e lo sta facendo adottando importanti e coraggiose misure, ultima delle quali l'annuncio di “riprendere tutte le concessioni affidate illegalmente, che non hanno prodotto nessun investimento nel paese e che anzi vengono usate per speculare”, in poche parole sottrarre alle multinazionali estere lo sfruttamento delle risorse minerarie ecuadoriane.
Oltre ad adottare importanti misure interne, Correa sta facendo sentire la sua voce anche nell'ormai tristemente noto conflitto Uribe-FARC, condannando le continue violazioni che le forze armate colombiane, ufficiali o no, compiono in territorio ecuadoreño ed allo stesso tempo ammonendo le stesse FARC di non rendersi più protagoniste di incursioni nel paese.
¡Adelante Presidente!
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