Nell'Argentina sommersa dal conflitto ormai logorante tra i latifondisti delle pampas e la presidenta Kirchner, con uniche vittime la povera gente che si vede negato il pane quotidiano e che al mercato soffre per il conseguente aumento dei prezzi, emerge con sordo fragore l'ennesimo processo aperto contro i genocidi della giunta militare.
Sono sempre dei soliti noti i nomi degli assassini, nomi che con la riapertura dei processi abbiamo imparato a conoscere e ad odiare visceralmente, quindi ecco qui il "Tigre" Acosta, Alfredo Astiz e quella sporca decina di torturatori ancora in circolazione, mentre sono di una dolcezza straordinaria i nomi delle vittime dei carnefici, donne che hanno immolato la vita a qualcosa di grande, i poveri, i sofferenti, gli ultimi, i disprezzati. così impariamo a conoscere suor Alice Domon René e suor Leonie Duquet, monache francesi uccise barbaramente e gettate nel Rio de la Plata con i voli della morte, i cui corpi il fiume ha restituito alla terra per dimostrare al mondo l'assurdità raggiunta in quegli anni. impariamo a conoscere un'altra donna coraggiosa, una delle prime madri che con coraggio mai domo ha iniziato a sfilare nella Plaza de Mayo urlando il dolore per un figlio scomparso, Azucena Villaflor.
Augurarsi la rapida e definitiva condanna dei barbari torturatori è doveroso così come è doveroso provvedere ad una riforma del sistema giudiziario che permetta ciò, per questo le lacrime che la presidentessa Kirchner davanti i familiari delle vittime del terrorismo di stato sono da prendere con le molle. i coniugi K. hanno fatto molto per la riapertura dei processi e per la memoria, che ora facciano quel definitivo passo avanti verso la definitiva cancellazione di un vergognoso passato
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