La dichiarazione di indipendenza del Kosovo sta stravolgendo i fragili equilibri balcanici e, allo stesso tempo, ha l'effetto di fomentare le pretese autonomiste di altre realtà, dalla padania libera di Borghezio alla "mezza luna" boliviana di Marinkovic.
Se le farneticazioni del censurabile leghista sono chiaro sintomo di squilibrio mentale, in Bolivia l'oligarchia cruceña si fa forte del riconoscimento della repubblica kosovara e preme affinchè gli statuti autonomisti vengano riconosciuti e le regioni orientali acquisiscano la tanto auspicata autonomia da La Paz e dai colla, gli abitanti indigeni dell'altopiano (a tale riguardo consiglio la lettura dell'articolo dell'amico Francesco Zurlo sull'ultimo numero di Latinoamerica).
Santa Cruz de la Sierra e Pristina sono due città in festa; il Comitè Civico di Branko Marinkovic sta traducendo il testo dello statuto in aymara e quechua per far si che anche i ceti più umili di Santa Cruz possano prendere parte alla lotta, affinchè gli sfruttati dai possidenti come il buon Branko possano capire quanto l'autonomia sia funzionale al benessere dei propri padroni. addirittura è stata già fissata la data per un fantomatico referendum dipartimentale funzionale all'approvazione dello statuto stesso, il 4 maggio.
La risposta di Evo a questa avanzata indipendentista non si è fatta attendere. ieri ha spiazzato l'opposizione aprendo alle sue richieste, addirittura proponendo la nomina di un "ministero per l'autonomia" ma con l'unico fine di "garantire l'autonomia con unità, con amicizia, con uguaglianza e con solidarietà tra le regioni", queste le parole del presidente.
Il Kosovo indipendente si presta ad essere un cardine sempre più precario della attuale situazione boliviana.
2 commenti:
Ciao Roberto, ti ringrazio per il link e per la "sponsorizzazione" dell' articolo! Anch'io, purtroppo, vedo tante affinità tra il Kosovo e Santa Cruz, a cominciare da un ben noto protagonista in comune...
A presto
p.s. Già che ci sono, segnalo una bella intervista a Evo Morales, del solito ottimo Stefanoni, uscita quest'oggi sul "Manifesto".
non solo si tratta di un pericoloso precedente, ma non è il primo.
Nel 1991 (Slovenia), poi con l'indipendenza della Croazia sul finire del secolo, già si erano creati due precedenti simili in modo inquietante.
L'assurdo sta nel fatto che per la terza volta i politici italiani siano in prima fila nel riconoscimento dell'indipendenza, salvo poi permettersi di aggiungere: "a sto giro è andata così (...e 3), ma non può di certo costituire un precedente".
Avanti così, allora.
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